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  • Immagine del redattoreGiulia Quaranta

CHRISTMAS BLUES: LA DEPRESSIONE NATALIZIA


Il Christmas blues è più frequente di quanto forse si creda. Porta con sé ansia, insonnia, pianto, pensieri negativi e anedonia. Seppur circondati da luci scintillanti ed alberi colorati, a molti capita di sentirsi profondamente tristi.


Differenze col disturbo affettivo stagionale

La tristezza da Christmas Blues va necessariamente distinta dal disturbo affettivo stagionale, descritto dal DSM-5 come “Disturbo depressivo maggiore, ricorrente, con andamento stagionale” (DAS). Il DAS riguarda episodi depressivi importanti, con esordio stagionale (in autunno/inverno); non collegabili ad altri fattori stressanti (disoccupazione, lutto, malattia) con remissioni che avvengono tipicamente in un periodo dell’anno, di solito in primavera.

A differenza del DAS, il Christmas blues è direttamente collegata al periodo festivo: una vera e propria “faticaccia” di convenzioni sociali e festeggiamenti “obbligati”.

In generale, i festeggiamenti natalizi comportano una serie di potenziali stressors: frequenti riunioni familiari; liste di regali da individuare ed acquistare; diminuzione degli impegni lavorativi/scolastici in favore del tempo da trascorrere in famiglia con conseguente acutizzazione della sofferenza e del senso di solitudine in coloro che affrontano il dolore per una perdita recente (la morte di una persona, una separazione o una crisi nell’ambito affettivo-relazionale, una malattia) o stanno attraversando un grande cambiamento (un trasferimento, un pensionamento, un cambiamento lavorativo o la perdita del lavoro); l’abituale inclinazione a “riepilogare” l’andamento dell’anno trascorso e quindi sentire insoddisfazione e dolore laddove si percepisca di non aver conseguito gli obiettivi prefissati. Il Natale è di per sé un momento di bilanci in cui pensiamo a quanto abbiamo realizzato, ossia se siamo soddisfatti di noi stessi oppure frustrati. Infine, anche i cambiamenti stagionali, quali la diminuzione delle ore di luce e della produzione di Serotonina, possono ulteriormente incidere sullo stato di tristezza della Christmas blues influenzando: umore, ritmo sonno-veglia, sessualità, memoria e altri ambiti associati al nostro benessere.


Come affrontare, dunque, la malinconia del Christmas blues? Strategie per fronteggiarla

Allentare la pressione indotta dalle aspettative e dalle convenzioni sociali:

1. Organizzarsi per tempo: per non ritrovarsi coinvolti nell’estenuante “corsa ai regali” dell’ultimo minuto; acquistare pianificando le spese e stabilendo in anticipo un budget massimo adeguato alle possibilità. Secondo alcuni ricercatori (Kasser e Sheldon), lo shopping natalizio può infatti essere fonte di stress, malessere ed insoddisfazione;

2. Partecipare agli eventi sociali: nel rispetto dei nostri confini personali, imparando a “dire di no” agli appuntamenti, quest’anno digitali, con persone che ci provocano profondo malumore, e cercando di aumentare gli incontri gradevoli;

3. Accogliere le proprie emozioni: il fatto che in un clima festoso ci si senta tristi o malinconici non significa essere “sbagliati” o che bisogna sforzarsi per adattarsi al contesto. Al contrario, ascoltare la propria tristezza e coglierne il significato può essere uno spunto per indirizzarci verso un’autoriflessione. Sforzarsi di apparire gioiosi per sentirsi “adeguati” comporta un aumento del livello di stress, confidarsi a persone significative il proprio stato d’animo, invece, ci permetterà di sperimentare la condivisione, di lenire il senso di solitudine e di sviluppare maggiore resilienza;

4. “Lasciar andare”: i pensieri ricorrenti, abbandonando il rimuginìo sul passato o sui problemi della vita: il pensiero ricorsivo non contribuisce a risolvere i problemi, non aiuta a prendere decisioni, ma al contrario li mantiene vividi e presenti, col risultato di un aumento dei livelli di ansia e di una riduzione delle abilità di problem solving;

5. Godere delle ore di luce: fare attività all’aria aperta ha effetti positivi sul nostro benessere psicofisico e aiuta a contrastare gli effetti del Christmas blues;

6. Mantenere un contatto con la propria quotidianità: può essere d’aiuto per non lasciarsi travolgere dai ritmi e dagli impegni assorbiti in questo periodo, che creano una distanza notevole dalla vita di tutti i giorni (ruoli, attività, impegni lavorativi) e possono aggravare il senso di solitudine e di estraneazione tipico del Christmas blues;

7. Prendersi cura di sé: dedicare del tempo ad attività piacevoli;

8. Nutrire la propria flessibilità: ridimensionando l’importanza del periodo natalizio e provando a vivere le feste non come una imposizione, ma come una scelta, da compiersi in modo coerente con i propri valori.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) visto l’anno pandemico, la depressione sarà il disturbo mentale più diffuso e la seconda patologia più frequente dopo le malattie cardiovascolari. «La creatività, invece, funziona anche per chi soffre di problemi psicologici perché non esistono malattie mentali al 100% e anche i soggetti più fragili hanno sempre una parte sana che deve essere valorizzata – precisa Adelia Lucattini. Se si attinge alle proprie risorse interiori, questa parte sana si attiva e si rinforza, impedendo che gli aspetti depressivi o meno funzionanti della personalità prendano il sopravvento”. Un buon metodo, suggerisce la psichiatra e psicoanalista, è “puntare sugli ‘investimenti parziali’: se per esempio si hanno delle belle amicizie, ne beneficiano anche i rapporti familiari e lavorativi. Dobbiamo immaginare il nostro mondo interno come una casa: accendiamo un interruttore e si illumina tutto”.


BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association (2013a). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition (DSM-5). Washington, D.C.: APA (trad. it.: DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Milano: Raffaello Cortina, 2014).

Grinberg, L. (1990). Colpa e Depressione. Roma: Astrolabio Ubaldini Edizioni.

Kasser, T., Sheldon, K. M. (2002). What Makes for a Merry Christmas? in: Journal of Happiness Studies, vol. 3, n.4, pp. 313-329.


SITOGRAFIA


Giulia Quaranta

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