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  • Immagine del redattoreGiulia Quaranta

PSICOANALISI E COVID-19

Aggiornamento: 7 set 2020


Ad oggi, le parole che inondano i social, in tempo di quarantena, sono dello scrittore Alessandro Frezza:

“[…] Invece di pensare a tutto ciò che non potevo fare, pensai a ciò che avrei fatto una volta sceso. Vedevo le scene ogni giorno, le vivevo intensamente e mi godevo l’attesa. Tutto ciò che si può avere subito non è mai interessante. L’attesa serve a sublimare il desiderio, a renderlo più potente […].


Come andò a finire, Capitano? Vi privarono anche della primavera, dunque?

Sì, quell’anno mi privarono della primavera, e di tante altre cose, ma io ero fiorito ugualmente, mi ero portato la primavera dentro, e nessuno avrebbe potuto rubarmela più.”

Mentre eravamo presi a sperimentare la vita con fretta e ambizione, improvvisamente arriva un virus che, da una parte ci mette di fronte alle nostre angosce più profonde e dall’altra ci fa togliere gli occhiali, da cui guardavamo il mondo, e ci fa sentire, lentamente, il valore e il ruolo che ognuno di noi ha nella relazione con sé e con gli altri.

Spiazzati e impotenti. Non pronti, forse, a restare soli con noi stessi, smarriti, fragili e con un’alta dose d’ansia.

L’ansia è una risposta ad una condizione psichica caratterizzata da sensazioni di paura. Queste possono derivare da stimoli oggettivi o soggettivi. L’ansia è spesso associata a sintomi corporei (palpitazioni, senso di oppressione al petto, affanno, tremori). In ambito psicoanalitico si parla di angoscia più che di ansia. L’angoscia si distingue dall’ansia per il fatto di essere meno specifica o legata ad un oggetto che la genera. Può derivare da un conflitto interiore e non è una paura facilmente individuabile. È un terrore, invisibile, che deriva dalla fantasmatizzazione catastrofica della persona. Un esempio di angoscia è l’esperienza tipica dei bambini a proposito del buio. Basta metterli a letto con la luce spenta, quando non sono ancora addormentati, che perdono i loro punti di riferimento. Per Freud l’angoscia deriva dalla perdita dello stato affettivo originario e della paura della separazione. In questo momento storico, molti di noi, consciamente o inconsciamente, stanno sperimentando questa condizione.


 

In che modo ognuno di noi si difende da questo pericolo-contagio?


Stimo utilizzando una serie di meccanismi difensivi individuali e collettivi per fronteggiare l’emergenza sanitaria del coronavirus. Da quelli più arcaici a quelli più evoluti, troviamo il meccanismo di difesa della scissione, il diniego, l’intellettualizzazione, la rimozione, la repressione e la banalizzazione. Ognuna di queste soluzioni difensive cerca in ogni modo di proteggere l’Io da una situazione segnale di pericolo.

Con un linguaggio kleiniano, questa situazione pericolosa che stiamo vivendo potrebbe essere vista come una continua oscillazione da una posizione schizo-paranoide (con angosce persecutorie) a una posizione depressiva (con angosce depressive legate alla perdita di un oggetto, interno o esterno). La tesi generale dell’autrice è che l’angoscia, se non eccessiva, funge da stimolo allo sviluppo.


L’essere esposti ad un’esperienza traumatica (lutto, terremoti, ecc) che comporti un pericolo di vita, attiva in noi anche un sistema biologico molto arcaico incaricato di proteggerci dalle minacce ambientali. Questo sistema agisce con estrema rapidità e al di fuori della nostra consapevolezza. Quando viviamo un pericolo si attivano in noi tre risposte fondamentali del sistema di difesa: freezing (congelamento), fight (attacco- assalto ai supermercati), flight (fuga- scappare dalle zone rosse). Questa attivazione, se eccessiva, si trasforma da risposta evolutivamente adattiva in disadattiva, non permettendo l’integrazione degli stati dell’Io e non mantenendo in equilibrio il sistema individuale e successivamente quello collettivo.


 


Di fronte a questo brusco cambiamento come possiamo riscoprire le nostre risorse?


1. Responsabilità personale: assumendo comportamenti di protezione di sé e delle persone vicine. Il piacere del prendersi cura di sé e degli altri è un antidoto alla paura che ci permette di spostare la nostra attenzione su altro;


2. Prendere coscienza: in questo tempo di isolamento possiamo prendere consapevolezza di quanto gli altri, anche coloro che incontriamo ogni giorno per pochissimi minuti, diventano una risorsa importante della nostra vita;


3. Reperire informazioni affidandoci alla conoscenza fornita da persone di scienza: questo ci permette di ridimensionare i nostri stati ansiogeni attraverso una migliore percezione del rischio a cui siamo esposti;


4. Programmare la settimana con un’agenda visiva: questo ci permette di scandire il tempo e poter controllare le attività giornaliere;


5. Leggere, scrivere e riflettere: tutte e tre queste attività ci permettono di sentire le nostre angosce, identificandole e rendendole più tollerabili;


6. Mantenere le relazioni: continuare a relazionarsi con gli altri attraverso dei video-aperitivi e video-cene permette di sentirsi vicini anche se ora bisogna rimanere lontani;


7. Creare e imparare: la funzione della creatività e della progettazione, in questo momento di crisi, sono essenziali per farci entrare in contatto con la nostra pulsione di vita.


In questi tempi così complessi, appare importante rendere più consapevoli le persone dell’angoscia che il virus provoca in loro e della sua letalità. Questa maggiore consapevolezza aiuterebbe la comunità a riparare e ricreare il mondo danneggiato, sia interno sia esterno, aggiornare il sistema e iniziare a cambiare.

BIBLIOGRAFIA

American Psychiatric Association (2013). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, DSM-5. Arlington, VA. (Tr.it.:Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014).

Ferruta, A. (2020), Coronavirus: una Sfinge del nostro tempo. Website del Centro Milanese di

Freud, S. (1915) La rimozione. O.S.F., 8

Freud, S. (1915-1917). Introduzione alla psicoanalisi: “Angoscia”. O.S.F., 8

Freud, S. (1915a). Considerazioni attuali sulla guerra e la morte. O.S.F, vol. 8.

Freud, Sigmund (1915b), Caducità. O.S.F, vol. 8


Giulia Quaranta

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